Olio d'oliva: l'Italia investe nella qualità per mantenere la sua posizione di leadership nel mercato globale
In Italia, il settore olivicolo sta affrontando gravi sfide a causa dei cambiamenti climatici, con la crescente frequenza della siccità e l'aumento dei prezzi che influenzano direttamente la produzione e la disponibilità dell'olio d'oliva. Giovanni Dara Guccione, ricercatore presso il CREA – Centro di Ricerca per le Politiche Agricole e la Bioeconomia, condivide con noi le strategie e le iniziative adottate per fronteggiare queste difficoltà. Nell'intervista che segue con George Bakolas, analizza le misure messe in atto per garantire la qualità e l'accessibilità dell'olio d'oliva italiano e spiega gli effetti del cambiamento climatico e della competitività del settore a livello globale.
Giovanni Dara Guccione, Senior Researcher at CREA Research Centre for Agricultural Policies and Bioeconomy
1. La siccità e la carenza d'acqua hanno colpito il settore olivicolo italiano. Quali misure sono state adottate per compensare le quantità di olio di oliva necessario per coprire il mercato italiano?
La siccità e la carenza d'acqua hanno influenzato significativamente il settore olivicolo italiano, riducendo la produzione e aumentando i prezzi. Per compensare la carenza, si è fatto ricorso a misure come l'aumento delle importazioni da paesi produttori (come Grecia e Spagna) e a strategie di mercato (grossisti e importatori italiani) come il controllo dei prezzi per mantenere accessibile il prodotto. Inoltre, alcune regioni italiane attraverso i loro Programmi di Sviluppo Rurale o altri fondi di finanziamento, hanno promosso incentivi per tecniche di irrigazione più efficienti e per investimenti in infrastrutture idriche, cercando di ridurre l'impatto delle stagioni di siccità.
2. A quali prezzi vendono i loro olio d'oliva i produttori italiani?
Attualmente, il prezzo dell’olio d’oliva italiano è aumentato a causa della scarsità di produzione. Il prezzo per litro può variare significativamente, ma nel 2024 si aggira intorno ai 10-12 euro per l'olio extravergine di oliva di alta qualità, con variazioni a seconda delle regioni e delle annate. Prezzi più alti sono spesso giustificati dalla qualità del prodotto (es. prodotto biologico certificato) e dal riconoscimento della DOP (Denominazione di Origine Protetta). Nelle regioni meridionali il prezzo dell’olio è più basso rispetto alle regioni del centro e nord Italia. In Sicilia, ad esempio, l’olio extra vergine di oliva viene venduto presso i frantoi o direttamente nelle aziende olivicole ad un prezzo variabile tra i 10 e i 14 euro al litro. In passato non si erano mai registrati prezzi così elevati.
3. Paesi come la Turchia e la Cina stanno guadagnando quote di mercato sempre maggiori rispetto ai tradizionali paesi produttori di olio d'oliva. Pensate che questo influenzerà a lungo termine i prezzi e la volontà dei produttori di continuare nel settore?
La crescita della produzione di olio d'oliva in paesi come la Turchia e la Cina potrebbe avere impatti a lungo termine sui prezzi e sulla volontà dei produttori italiani di continuare nel settore. Con un’offerta maggiore sul mercato, i prezzi globali potrebbero stabilizzarsi o addirittura calare, aumentando la concorrenza. Questo scenario spinge i produttori italiani a investire nella qualità, nell’autenticità e nelle certificazioni (come biologico, DOP o IGP) per mantenere un vantaggio competitivo e una posizione distintiva nei mercati nazionali ed esteri.
4. Spesso le aziende olearie si rivolgono alla Grecia per acquistare quantità di olio d'oliva. Qual è il volume stimato di olio d'oliva greco che verrà importato in Italia?
L'Italia importa storicamente olio d'oliva dalla Grecia per soddisfare la domanda interna. Secondo le stime più recenti, il volume importato si attesta generalmente sui 100-150 mila tonnellate annue, una cifra che può variare in base alla qualità della produzione italiana. Le importazioni dalla Grecia aiutano a compensare le carenze e a stabilizzare l'offerta.
5. Quali sono le vostre previsioni per la produzione mondiale di olio d'oliva?
Le previsioni per la produzione mondiale dipendono fortemente dal clima, dalla disponibilità di risorse idriche e dalle tecniche agricole. Negli ultimi anni, il cambiamento climatico ha causato una riduzione della produzione in alcuni paesi mediterranei, mentre nuove aree di coltivazione emergono. Nel complesso, la produzione mondiale dovrebbe crescere moderatamente nel medio-lungo termine, ma ci saranno probabilmente oscillazioni stagionali e variazioni regionali significative.
6. L'impatto del cambiamento climatico nelle diverse regioni produttrici di olio d'oliva in Italia (nord-sud)
Il cambiamento climatico sta avendo un impatto diverso tra le regioni olivicole italiane. Al Sud, che ha storicamente temperature più alte, la siccità ha ridotto le rese, ma alcune varietà stanno dimostrando una resistenza maggiore. Al Nord, con temperature storicamente più basse, l'innalzamento delle temperature ha permesso la coltivazione in nuove aree.
Tuttavia, gli eventi climatici estremi, come le ondate di calore al sud e le gelate al nord dell’Italia, stanno mettendo a rischio i raccolti e i produttori sono incentivati a sviluppare tecniche più resilienti. Credo che una gestione agroecologica (agroecology) dell’oliveto possa contribuire a sviluppare agroecosistemi olivicoli maggiormente resilienti e produttivi.
7. L'impatto del cambiamento climatico in altri Paesi del Mediterraneo, come il caso recente di Valencia, come influisce sul mercato dell'olio d'oliva in Italia e sulla sua attività di esportazione.
Paesi come la Spagna e regioni come la Comunidad Valenciana sono colpiti dalla crisi climatica, e le riduzioni nella loro produzione influenzano il mercato italiano. La scarsità di olio d’oliva in Spagna, ad esempio, ha portato a un aumento dei prezzi in Europa, inclusa l'Italia, poiché la minore produzione spagnola riduce le esportazioni verso il mercato italiano. Ciò ha conseguenze sia per i prezzi interni sia per le esportazioni italiane, poiché l’Italia deve competere con una maggiore domanda europea e mondiale per colmare il gap.
8. Quali misure sono state adottate per rafforzare la resilienza degli olivicoltori alla crisi climatica nella dimensione economica e sociale, come ad esempio compensazioni finanziarie e sussidi per sostenere la coltivazione?
L’Italia e l’Unione Europea stanno adottando misure per supportare la resilienza degli olivicoltori. Tra queste, finanziamenti e sussidi per tecnologie di irrigazione sostenibili, incentivi per l’adozione di pratiche agricole rispettose del clima e assistenza finanziaria in caso di disastri naturali.
Questi interventi sono volti a ridurre la vulnerabilità economica e sociale dei produttori e a garantire la continuità della produzione olivicola nel lungo termine. La nuova PAC ha introdotto, ad esempio, in Italia gli ecoschemi tra i quali l’Ecoschema 2 Pagamento per l'inerbimento delle colture arboree (che erogherà, nell’ambito del 1 pilastro del PSP Piano Strategico della PAC circa 155 milioni di euro all'anno agli agricoltori che aderiranno volontariamente alla misura) e l’Ecoshema 3 Pagamento per la salvaguardia di olivi di valore paesaggistico (circa 150 milioni di euro all'anno).
La nostra conversazione con il Dott. Giovanni Dara Guccione ha evidenziato le sfide complesse che il settore olivicolo italiano deve affrontare e la determinazione di produttori e ricercatori nel rispondere a tali sfide con azioni mirate e strategie innovative. I cambiamenti climatici e la concorrenza internazionale richiedono sforzi continui per garantire la qualità e la sostenibilità della produzione, oltre a rafforzare la resilienza del settore. Ringraziamo il Dott. Guccione per le sue preziose conoscenze e analisi, che ci aiutano a comprendere meglio il futuro del mercato italiano e globale dell'olio d'oliva.